Malevich

 

“Il pennello è un ribelle, non può non penetrare nella sinuosità del cervello, la penna è più acuta, e poiché ho già detto che non si può provare, definire, studiare o conoscere nulla, tutte le mie definizioni restano non provate. L’uomo da il nome di oggetto a una qualsiasi apparenza, cosi che l’oggetto non esiste, ne nel campo del provabile, ne in quello di ciò che provabile non è”. Dal suprematismo meccanico a quello cosmico il mondo della non rappresentazione ha preso piede, i colori sono la massima espressione dell’arte e soltanto isolandoli in forme astratte è possibile  percepirne  l’essenza. Fino ad all’ora gli artisti non avevano fatto altro che rappresentare una realtà puramente estetica, Malevic cerca una strada che lo porti all’essenza dell’opera senza preamboli, senza imposizioni sociali e senza accondiscendenze, l’arte dev’essere fine a se stessa.  Neanche la galera lo placò, un leone in gabbia non può scordarsi della sua naturale supremazia.

 

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